Chi e' che non ci conosce? Chi e' che non sa' chi siamo? Chi e' che non sa' che siamo in Erasmus in Portogallo (o a Bonn o a Parigi)? Ok, e' vero nessuno. Pero' noi abbiamo deciso di informarvi sulle nostre attivita' portoghesi (tedesche, parigine)... Lo sappiamo che non fe ne frega un cazzo ma oramai e' cosi' e dovete accettare la nostra decisione! AH AH AH! (Risata pseudo sardonio-satirica) Benzão, Darião, Antonien e Michelle

quinta-feira, janeiro 06, 2005

NEL BUIO

NEL BUIO


Non dura _______non dura______non dura. Il principio era un piccolo articolo per un modesto giornaletto universitario. No. Non può durare. Non andrà avanti. Perché, comunque, si sa, che non si va lontano. Non si anno le capacità. La disponibilità. No. Non si è bravi.

Perché. Perché così. Non ragioni né spiegazioni. Punto.

Un piccolo gioco. Tenersi per mano. Al buio. In una sala. Per sogni cinematografari. Ma dura poco. Poi tutto finisce.
Breve. Un pò meno di breve. Ma comunque va via.
Si sa.
È questo per il quale una vita ci si interroga.
E s’intrecciano organigrammi.

Come se fossero porte scorrevoli. O si fosse vista Veronika fumare o meno. Ma poco importa.
L’amore è questo. Un gioco. Ma un gioco al quale non ci permesso giocare. Farsa o tragedia.
Dipende. Ma da nulla.
Sfioriamoci le mani. Al cinema. Tanto poco dopo tutto finirà.
Non si ricorda. Non è vero.si fa solo finta di non ricordare ciò che ci bruciò.

Le parole non vanno avanti. Si bloccano qui.

Nel buio. Punto. Nero, o blu. Triste e asciutto. Poco disfatto e adiacente inverosimilmente ad un macellaio netturbino.
Si sogna. Si pensa. Dolce far male. L’erotismo. Parola che nulla significante valore impervio abbia parole sconnesse senza logica ne contatto.
Le cosce. Le gambe.le braccia. Sfiori la mano. Ti guardo le gambe. Punto. Le cosce. La mia mano in mezzo a loro. Ti sfioro. Ti tocco. Voglio il tuo sapore. Il tuo profumo. Non c’è. Lo guardo. Invidioso. Ma non c’è, comunque. Le cosce. Le guardo. La mia mano in mezzo a loro. La immagino. Ti eccito. Ti tocco. Ti provoco. Ti faccio mia. Un asciugamano, pardon. Tres facile. Mais oui. E je pleure un perdono vile e stanco come una notte di forzato non sonno che sta lì ma lo si respinge e poi si passa così senza nulla fra le dita. Ma poi la vodka bisogna ricomprarla. Ebbene si. I soldi vann via. Benedetta giovinezza che tu fuggì. Maledetta sia. Un sogno che svanisce via alle cinque di un mattino che la gelosia non controlla non si controlla non lascia alito seppur pessimo che comunque una bottiglia di vodka è pur sempre una bottiglia di vodka e pochi sanno la gioia che regala ameno che tu non sia bello e sovietico come taluno che nato in cotanto freddo non si adegua e oblia. Punto.
Un altro.
Punto.

Ma questa cosa.
Parole digitate male potrei perseguitare a imprimere su codesta. Ma perché? Basta. Son stanco. Basta. Che tanto, mai più d’una pagina compilata si è riuscito di avvincere ad una rivalsa insulsa (che dir inane?) parole; ma che si sa son fatte di a e l o p r